Oggi
due cose belle:
un tossico.
Uno di quelli sudati, unti, tra lo sto rota…er me sta a scenne…e me gioco l urtimo briciolo de presa a bene. Alquanto arzillo direi, se mette a fischià all uscita dar vagone della metro. U7. Stazione plaza de los ermanos. Sento il richiamo della selva alberata e rispondo con i miei versi. Intanto cammino verso l uscita. C’è da proseguire avanti e salire le prime scale mobili. Lui continua e io continuo. Alternati. Arriviamo ai vagoni della U8 ad un certo punto lui imita i versi miei, io li cambio e lui li imita. Continuo a camminare. Anche lui. Le genti si voltano come colpiti da un vento colorato. La pazzia sembra fermarsi in una parentesi insolita, ci si guarda intorno. Non capiscono da dove vengono i versi degli uccelli. Io fischio da sotto la mascherina. Quando passo accanto alle persone esse avvertono la vicinanza sonora del volatile ma mancano d intendere dove si nasconda la fisicità dello stesso. Continuo a passo svelto. Lo sento, é dietro di me ma un po distante. Vorrei girarmi per un ultimo ed anche primo sguardo d intesa. Non lo faccio. Salgo le scale. Continuo a fischiare mentre esco, continua anche lui, penso che basta poco per rendermi felice. Alla luce del non sole svanisce la poesia. Si torna nella piazza. La vita continua. Normale. Mi aggiro un po perso. Dove sono stato? Cosa ho fatto? Mo ndo vado? A ecco:
ero andato a farmi il vaccino. Era in un centro commerciale tipo a rodow. Un non me ricordo che “arcaden” o “passagen”. E mi dicevo. Tra poco sarò uno di voi. Finalmente entrerò nella famiglia. Si, sono qui, al centro commerciale, a fare il vaccino. La fila era lunga, tutte con il termin ma la fila era lunga uguale. Un termin ogni 5 minuti, una donna sorridente dice <<se score>>. Si, ma non abbastanza da farti passare inosservato lo scenario. Eccoci, le vacche indu. Le teste sono basse, nessuno parla, sono tutti da soli. Ma possibile che nessuno se mette d accordo con n amico pe annasse a fa er vaccino nsieme? Strano penso. Solo una coppia davanti a me, due uomini, mi guardano come se io fossi un estraneo, ma guarda che ti produce il cervello pe fatte crede che sei nel luogo sbagliato…questo me guarda e sembra non capire, come se fossi in fila all edeka nel mese di gennaio in costume, pareo e civatte…boh. Faccio er vago. Ho dormito poco, sono venuto piu incosciente che ho potuto, reduce da una serata con conti, baroni e odontotecnici russi a mangiare l impossibile, bevendo e fumando, chitarre e stoni a non finire. E cosi stonati affrontammo la notte tra i parchi in bicicletta, come ultima carezza sul viso prima di andare a dormire. Ho l appuntamento alle 13e30, troppo tardi per dormirci oltre…mi sveglio alle 12. Ma ndo vado me dico, e dopo tre secondi, no, no. Oggi ce vado e me lo levo dai cojoni. Non c ho pensato fino ad ora, mo ce devo pensà. Controllo coi tempi e ce sto alla grande, vaffanculo merda di efficienza tedesca! Ma è possibile che in 15 minuti arivo in culo ai lupi co sta metro! me vesto bene e esco. Ar volo un test negativo in piazza. Due turche, una al computer con le unghi riftte dai cinesi piene de brillantini che fa una fatica enorma e battere a macchina e l altra sdraiata come mezza svenuta su una poltrona, tutta imbacuccata cuffie pe i capelli, cose. Sembra che se stava a fa la tinta dar parrucchiere, invece è lei che me mette a sede, na grattatina con lo spazzolino da naso. Apposto. Se sentimo pe mail.
Devo ammazzare almeno 5 minuti prima de buttarmi in ubhan, cosi faccio finta de aspettà il risultato del test- Un caffe e un sesam ring ad hermanplatz mi fanno ricordare per bene quanto può essere amara la vita in questa citta. Er sesam ring è ghiacciato, scrocchia de freddo e c ha già qualche giorno di vita in piazza, se ne sente il passaggio, una patina de malessere deambulante a fatica. C’ è movimento nella piazza. Per lo piu ce assenza, freddo e sguardi di profondo squallore. Ma guarda sto cervello come cambia le scene a seconda de come stai. Il mio teatro dei personaggi diventa una via crucis di peccatori increduli.
Mi avvolgo nel fondotinta della ragazza extra abbronzata del caffe con l ape. Parla italiano ma troppo bene tedesco…il suo viso è teutonico, ma anche campano. Mi destabilizza sta stronza, non capisco. Il caffe è uno straccio bagnato come ai vecchi tempi di gorltizerbahnhof, quando annavo a fa finta de fa la scuola de tedesco co frau chikova e gli e altre disperate auslender. Ne esco poco dopo con questo sapore di mocho e penso : <<c avrei dovuto mettere zucchero, na mano je l avrebe data”>>. M’ avvio. U7 fino ar centro commerciale. Entrata diretta dalla metro. Quanto je piace fa ste cose ai tedeschi. Porte d ingresso giganti. Si procede alla ricerca di primark. Accanto troverò il padiglione delle punturine. Questo stava scritto nella sacra mappa sul sito del doctor quarcosa. Cammino per lunghi corridoi, la gente esibisce il telefono e penso, che bello tra un po potrò farlo anche io, potrò esibire il telefono, il documento ed entrare. Ecomprare. Il capitalismo aveva ormai vinto a mani basse. Una volta era lui a pregarci di entrare e spendere i nostri soldi, adesso siamo noi ad esibire i documenti e ad implorarlo di farci entare, di farci spendere i nostri sudati guadagni, perchè siamo stati bravi, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. E adesso meritiamo di poter entrare. é quello che vogliamo, piu di ogni altra cosa. Noi e lui, vogliamo la stessa cosa. È l amore perfetto. Allora ecco perchè ci fa paura!
Continuo in una sfilata infinita di luci bianche e gente che si muove come comparse, senza meta. Sembrano pagati, da qualcuno, pe sta la, a girovagare. Ambulanti assenti. Al centro del corridoio poltrone e divani di ecopelle dove i contribuenti possono trovare riposo e le prese per ricaricare il telefono. Quanto ci tiene il capitale a che i nostri telefoni siano sempre carichi. Scavalco i miei pensieri classisti e claustrofobici e dopo un km e mezzo arrivo da primark. Li accanto dovrei trovare il centro impfung. Ce na fila tipo alla consegna dei bagagli de un volo sotto natale. Sembra un piccolo scalo low cost di qualche cittadina irlandese. Spoglio, assente, solo un cordino a serpentina che allunga la fila e costringe a guardarsi in faccia. Controsoffito sfondato co tutti i cavi e i tubi di scarico che se vedono. Transenne che separano. Muri bianchi sporchi de manate. La fila che esce dalla porta del centro commerciale. Dico ma cor termin tocca fa cmq la fila? Si me dice na ragazza caruccia, ed incalza con un “geht aber schnell”. Capirai i tedeschi stanno a rota de file come noi italiani stamo a rota de cibo. Loro parlano delle loro file migliori mentre stanno facendo la fila, proprio come noi che mentre megnamo se raccontamo de che se vorremmo magnà la prossima volta o de che se semo magnati la volta scorsa. Una metafila della vita!
Er posto mio è sotto l areatore, quer getto d aria violento che mettono in corrispondenza delle porte d ingresso de sti mall del cazzo. Na cosa mezza calla mezza fredda che te spettina. Quando realizzo cosa fosse a provocarmi ancor piu disagio della situazione stessa me sposto un po piu avanti e me attacco a quello prima de me. Mo quello prima de me so due, i due de prima. Non se potrebbe per il distanziamento ma je faccio capì che è d interesse pubblico e che se poi me viene un malanno, tu non vuoi questo vero, tu sei sensibile. Sono circondato da persone comprensive. Accoglienti. Questi davanti sono due mezzi arabi con le ciavatte e la tuta, sembra che stanno a fa la fila pe anna a piscià ar cesso de casa loro. Me continuano a guardà come se io fossi fuori posto. Ma perchè lo sapete? Je lo volevo chiede. Ma perchè se vede? Dico se vede che me sento fuori luogo? no ma mica pe gnente. Insomma faccio finta di non avvertire questo loro giudizio velato. Lui però continua a girasse verso di me sempre con lo stesso sguardo. Io allora me lo guardo come per dire: “ guarda che non stamo in corridoio a casa tua, non è la fila pe anna a piscià, inutile che me guardi cosi”. Andiamo avanti e la file è tutto meno che veloce. Qui ce nsacco de tempo pe pensa. Ma come io ho preso er termin. So arivato pure 5 minuti prima di esso e mo me devo fa a fila de n ora? e come funziona. Ma io non so pronto. Ma non doveva essere una cosa veloce? Bam arivo. Bum me timbri. Bam me ne vado. Manco me ne accorgo. Allora si. Ma cosi stamo in fila come vacche indu al timbro della recchia. Ingobbiti sui telefoni a fa scorre ste dita facendo i vaghi. Si tenta il possibile per estranearsi. Noi siamo piu subdoli delle vacche. Noi ci distraiamo da soli. Curvi sui telefoni. Supini agli obblighi. Chi ascolta musica, chi butta un occhio su ebaykleinenzeige. Regalano mezzo barattolo di pelati a sudstern, a che bello, dopo ci faccio un salto. Ah, lo zaino che volevo è al 40% di sconto. Ora lo devo prendere per froza. Sarei uno stolto se me lo facessi scappare. Si innesca in noi subito la tarma della ricompensa. Insomma si cerca di distogliersi dallo scenario reale che consiste in questa fila lunga e asserpentata de gente che convoglia in una fila di 12 computer e sedie con i numeretti sopra. Ragazzi e ragazze che inseriscono i dati nei server e ci bombardano di nachste bitte. Una raffica di nachste bitte, nachste bitte e poi silenzio. Loro ogni tanto chiacchierano e scherzano fra loro. Eccola la famigerata capacità teutonica di estranearsi dall atto restando neutrali. Il clima è gioviale. Tra loro. Tra noi vacche indu al pascolo non molto. Una volta assicurati nel server si consegna il foglio compilato e firmato, dove dietro ce l equivalente di un libro di cinquanta pagine scritto piccolo dove si elencano tutte le cosette che te stai ad accolla firmando sto fojo. Va beh ma la vita bisogna prenderla con leggerezza. Non se potemo ncastra su ogni cazzata de clausola scritta in piccolo. E nun campamo piu. Comunque sembra di stare firmando un contratto importante, de quelli che un po te segnano la vita. A sto punto o potevate di che se portavamo er commercialista. Ma mica pe gnente. Giusto per avere la sua serena compagnia. Perche n fondo nella vita cosa cerchiamo. Qualcuno che ci faccia compagnia nei momenti di paura, di dasagio. Qualcuna che ci accerezzi il capo quando non sappiamo cosa fare, quando non sappiamo come affrontare una cosa. Ah, vorrei avere tante mani almeno quante ne ha Siva, per poter accarezzare tutti i vostri capi, e rasserenarvi che andra tutto bene. Andrà bene anche se decidete di non fare nulla di quello che vi è stato detto. Andate comunque bene.
Sono tutti di terza dose, se vede, libretti gialli in mano, aria serena, il booster, o scarabeo e l SH. C’ è quasi un aria di serena accettazione, passa st oretta e sono di nuovo libera. La fila scorre e finalmente entro nel negozio che sembra essere stato bombardato e poi adibito ad impfungcentrum. Ma perche ogni parola in tedesco crea il triplo dell ansia che nelle altre lingue… specialmente se è relazionata alla salute poi. Krankenhaus—tabletten—impfungen, poi co sto pf che sembra veramente na pera. Va beh. Una volta passati i controlli si viene accompagnati da nessuno in una sala dietro, coperta da teli bianchi. Nessuno li ti può vedere, nessuno sa cosa accade li dietro. Nessuno vede nessuno uscire. L’ usicta è separata. Per la sicurezza. Si esce direttamente dal retro. Nessuno può rasserenarsi nello sguardo di uno che l ha già fatto. Ci si vede nel prima ma ci si perde nel dopo. La fila scorre. Io scrivo al mio omeopata. In due righe mi fa ripiombare nell assoluta incertezza. Ma perchè sto qua? Che ce sto a fa? Che ce devo fa co sto pass? A che me serve? A si, volevo anna a vede l ultimo film de Sorrentino! Cazzo si lo vojo vede al cinema il tributo a napoli. Dio maradona! Si. A ecco. Voglio poter viaggiare ndo me pare, senza rotture de cojoni. Sono andato a vedere quali sono i paesi che accettano viaggiatori non vaccinati. Il cerchio se sta a stringe. E poi c ho paura de perdeme le chiavi de casa, e se te perdi le chiavi de casa a berlino. D’ inverno. Mentre fuori c’ è meno dieci a braccetto con l’ haparteid der vaccinato. ( E non me venite a cacà er cazzo che haparteid nse po dì mentre negazionista, a chi non se vole fa er vaccino, si ). Amico mio so cazzi. Nessuno te fa piu entrà da nessuna parte. Sei costretto a vagare in eterno, da un supermercato a na farmacia e viceversa. Ma dopo un po la gente se insospettisce. I cassieri te cominciano a ringhià. La sicurezza ti scruta. Lo sa. Tu c hai qualcosa che non va figliolo. Devi prendere il carello. La mascherina. Messa bene. Fino in su. Fpp2? Meglio. Mehr abstand mehr sicherait. Piu stamo lontani piu stamo sicuri. L asiatico de neukolln m ha detto che loro dentro so 2g mentre i tavoli fuori 3g. Allora me so detto se me metto dall altra parte della strada salimo a 4g? Se passo alla parallela 5g? Se cambio regione 6G? No cosi pe capì. Senza chiavi, a berlino, de sto periodo, sei fottuto. Noi non c’ abbiamo er fisico dei barboni o dei tossici che potemo vive per strada. E no. Non vuoi diventare come loro vero? Non vuoi vero? Non vuoi entrare nella famiglia dei centrifugati della societa, sbattuti fuori a pedate da ogni dove. E allora fatte sto vaccino del cazzo e non rompere i coglioni. O almeno stai molto attento a nun perdete le chiavi de casa. Nachste bitte- nachste bitte. Continua la sassaiola. Me sta a salì l ansia. Allora si, sono un no vax, de quelli co l ansia. Sono un terrapiattista, catastrofista. Roba de microcip, dna falsati, ce pilotano, ce fanno fanno fa quello che je pare. A me pare che lo famo già senza microcip quello che je pare. No va be. Stiamo calmi. Sto cercando di farmi due conti. Me serve sta cosa? Me serve pe fa che? Pe sentimme meglio? Per sentirmi finalmente come gli altri? Non vedo piu inventare scuse tipo: “sto aspettando lo sputnick russo”ahahahah… oppure “ma ce credi che sto periodo tra magnà e dormì non c ho avuto proprio un minuto de tempo libero?” me sta a prende l’ ansia come agli esami orali dell’ liceo, che lo sai che tra npo te chiama. E che me nvento? Ndo vado? Prendo il telefono. Il rifugium peccatorum del nuovo millennio. Lui che tutto sa e tutto risolve. Mo me risolvi pure a me sto problema. Me ne devo anna. Come faccio? Boh. O forse me metto a sede e vedo che succede. Magari nun me lo fanno perchè nun c ho la kankenkazzo. Bam. Tre nachste bitte quasi all unisono. Rimbombano nelle mie orecchie come un eco delle dolomiti. Mi vibra il petto come alle undici di mattina di domenica al berghain. Cazzo! Ma dove sono finiti quei tempi dove ci leccavamo le mani e le ascelle a vicenda. Gesu cristo qui si muore vivi. Come me sarvo? A ecco. Il telefono. Chi è? A si sei tu? E ndo stai? Fuori? Fuori dove? Si io sto qui, a fa la fila. È si, sono quasi arrivato. Come? Non lo trovi? Accanto ar primark. Si…Come no? Va beh, vengo a prenderti. Nte preoccupà. Vengo a prenderti. Faccio la fila al contrario. La gente si scosta abbondantemente per farmi passare. Ce un aria di disago. La folla si apre al mio cammino. Sono il messia e porto il verbo. Me sento Mosè, ma passato de moda. Intanto parlo al telefono, sono contrariato, scoccito del fatto che sto perdendo il mio posto in fila. Esco con la mia cartellina rossa con su il foglio e la penna. L’ invertebrato nano con la faccia da roditore ed il fisico sottoviluppato mi guarda. È colui che distribuisce le cartelline con i fogli da compilare. Mi guarda ma non dice nulla. Lascio la cartellina e tengo il foglio. Esco e sono subito nei corridoi luminosi del meraviglioso centro commerciale. Devo cacare. E dove esaudire questo desiderio se non nei bagni fantastici dei centri commerciali? Li trovo dopo una lunga camminata. Arrivo dentro e sto per entrare quando una donna delle pulizie dell est europa, magra, con voce da 60 merit al giorno, la mascherina mezza abbassata ed una riscrescita di venti centimetri mi dice: <<il bagno degli uomini>> ed io: <<scusa non ho capito>> e lei:<<il bagno degli uomini>> e con un cenno degli occhi suggerisce un posto che sta alle mie spalle. Mi giro e mi rendo conto che stavo andando dritto in quello delle donne. Ringrazio, e lei mi guarda con una faccia assorta, pacifica e rassegnata allo stesso tempo, uno sguardo come a dire: <<ti ho appena svelato una grande verità>>. Mi giro, rallegrato da quella mimica, ringrazio ed entro al cesso degli uomini. Ce un sacco di gente che caca, e te credo. Co quello che ve magnate la matina. Anzi che c arivate ar cesso. Flatwhite da un litro e mezzo con pizza salami paprika e apfelmussecke che farebbero annà in sciorta anche un rinoceronte adulto. E poi sti nomi composti. Chiamate la roba da magna come un attrazzo pe taja le maioliche dei cessi. Comunque, libero il mio contributo quotidiano al mondo ed esco. La signora appoggiata nce sta piu. Rifaccio la strada al contrario ed entro in metro. Salgo sul vagone. Dopo poco arrivo a hermnplatz. Sto uscendo dal vagone quando sento un tossico parlare ad alta voce con un altro amico suo. Lui sta fuori sulla banchina e l altro dentro il vagone. Parlano una lingua sconosciuta. Si danno però un appuntamento, questo lo capisco, e si incoraggiano con tono rassicurante. Lui lo vedo bene, è di quelli gialli in faccia, sempre sudaticci, unti, l occhio a mezz asta, il tono della voce è però bello intenso. Lo sorpasso. Si chiudono le porte e lui anche s avvia verso l uscita. Fischia. Un verso da uccello predatore. A si dico. E allora rispondo al fiscio. Lui mi avverte e si crea un botta e risposta, un rincorrersi di corpi e di suoni. La gente guarda in giro stranita. Chi ha voglia di fare lo zoo in questo periodo? Ma solamente i pazzi, i dossaciati, i reietti. Allora sono come loro. Sono già come loro. Non ce bisogno che perda le chiavi di casa. Sono già uno di loro. Faccio quello che fanno loro. Mi muovo e penso come loro. Cristo di un dio. È troppo tardi. Non ho fatto il vaccino. C ho provato, ma non ci sono riuscito. A maledetto omeopata con le sue caramelline zuccherate. Non ho fatto il vaccino e ora sono come loro. Fuori. Emarginato ed escluso. Pazzo. Incosciente. Irriverente. Fuori dalla civiltà. Dal buon senso. E ora dove vado. Non ci sono piu isole felici per me. Sono solo. Io e gli altri, tutti soli.
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